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NOLLI & CO.: LA SCALA DELLA PIANTA MARMOREA SEVERIANA

Published online by Cambridge University Press:  26 October 2017

Abstract

This paper analyses the manuscripts of Diego de Revillas in the British School at Rome Library regarding the Severan marble plan and its arrangement in the Capitoline Museum, in 1742. They offer some insight into how this much discussed work was undertaken by Giovanni Battista Nolli, under the supervision of Alessandro Gregorio Capponi and Revillas. Specifically, Revillas’ documents throw new light on the way the scale reduction of the Forma Urbis was (incorrectly) figured out.

L'articolo analizza i manoscritti di Diego de Revillas conservati nella Biblioteca della British School at Rome relativi alla pianta marmorea severiana e alla sua sistemazione nei Musei Capitolini nel 1742.

Essi forniscono ulteriori dati su questo assai discusso lavoro, intrapreso da Giovan Battista Nolli sotto la supervisione di Alessandro Gregorio Capponi e Revillas. In particolare i documenti di Revillas gettano nuova luce sul modo in cui è stata risolta (in modo non corretto) la riduzione in scala della Forma Urbis.

Type
Articles
Copyright
Copyright © British School at Rome 2017 

Salvati dall'oblio da Thomas Ashby, che li acquistò nel 1902, nella biblioteca della British School at Rome sono conservati diversi documenti manoscritti di Diego de Revillas,Footnote 1 matematico e antiquario, naturalista e topografo;Footnote 2 il suo nome è legato alla nascita della cartografia moderna, e – negli studi di topografia romana – anche all'ordinamento dei frammenti della pianta marmorea severiana nello scalone di Palazzo Nuovo, in Campidoglio, nel 1742.

Come è noto, furono in quell'occasione per la prima volta esposti al pubblico i frammenti della Forma Urbis, inseriti in venti riquadri che grosso modo seguivano la sequenza e la disposizione delle tavole che illustravano l'edizione della pianta marmorea di Giovan Pietro Bellori (1673); si aggiunsero poi sei ulteriori pannelli con frammenti che non erano stati presi in considerazione nella pubblicazione dei marmi farnesiani. Questa sistemazione (1742–1903)Footnote 3 era destinata ad avere grande influenza per la fortuna della Forma Urbis e per gli studi di architettura antica, ma la sua attuazione si presentò sin dal principio come un affare complicato.

Fu uno degli ultimi impegni di Alessandro Gregorio Capponi come presidente antiquario dei Musei CapitoliniFootnote 4 ed egli aveva colto subito le principali difficoltà, osservando che ‘sarà grande fatica per ridurre quella ad una cosa perfetta perché in prima il libro del Bellori fatto con l'aiuto del Bufalini architetto è molto mancante e difettoso di molte cose e non v’è scala, e poi, è più discorso Accademico, che fondato’.Footnote 5 Oltre i dubbi sull'affidabilità scientifica dell'edizione del Bellori, allora unico strumento di conoscenza dei frammenti, era dunque apparso subito fondamentale stabilire il rapporto di riduzione in scala della pianta marmorea severiana.

Soprattutto per questo motivo Capponi aveva consultato RevillasFootnote 6 ed è possibile che la sfida ‘metrologica’ interessasse il matematico più di quella topografica ed antiquaria.Footnote 7 L'abate di S. Alessio coinvolse il suo protetto Giovanni Battista NolliFootnote 8 e lui, a sua volta, un giovane aiutante (la cui identità è discussa, ma è stato autorevolmente richiamato il nome di Giovanni Battista Piranesi).Footnote 9

In un importante articolo Olivier Michel ha minutamente analizzato le note spesa di Nolli, preparate per la fatturazione e conservate nell'Archivio Segreto Vaticano.Footnote 10 Il documento restituisce in primo luogo i tempi – brevissimi, poco più di due mesi di lavoro effettivo –, i riscontri sul terreno e sulla cartografia storica. Le diverse voci della fattura non sono datate, né sono in sequenza cronologica, ma conosciamo i tempi: la consegna ufficiale dei frammenti avvenne al principio di maggio e la presentazione al Pontefice del lavoro compiuto nel novembre.Footnote 11 In realtà si cominciò ad organizzare il lavoro al principio di aprile e i riquadri furono montati sullo scalone verso la fine di agosto.Footnote 12

A questo importante documento possiamo ora affiancare i fogli dell'Archivio Revillas conservati nella biblioteca della British School: questi testimoniano un metodo di ricerca che suscita ammirazione ma dimostrano chiaramente che il rapporto corretto di riduzione in scala – contrariamente a quanto abbiamo credutoFootnote 13 – non fu trovato.

Sono tre i documenti che riguardano la Forma Urbis,Footnote 14 in una busta contenente materiale decisamente eterogeneo che giustifica la nota ‘schede informi del padre Revillas’Footnote 15 sulla cartella che tiene insieme le pagine. I fogli, che indicherò a, b e b1 (quest'ultimo è un piccolo appunto inserito tra le pagine del foglio b) (Figs 1–3) presentano una grafia stretta e minuta, volta verso destra. Gli elementi comuni sono numerosi. Potrebbe essere la stessa mano nei fogli a e b ma è difficile averne certezza: la scrittura, corsiva e più disordinata nel foglio a, è invece più regolare e in buona copia nel foglio b. In entrambi i casi sono forti le analogie con altri documenti contenuti nell'archivio ma è difficile stabilire se si tratta della mano di Revillas o di altro suo collaboratore.Footnote 16

Fig. 1. British School at Rome Library, Archivio Revillas, busta 81: foglio a.

Fig. 2. British School at Rome Library, Archivio Revillas, busta 81: foglio b.

Fig. 3. British School at Rome Library, Archivio Revillas, busta 81: foglio b1.

L'analisi dei testi rende evidente, come si vedrà, che si riferiscono a due diversi momenti del lavoro relativo alla sistemazione della pianta marmorea. Il foglio b rappresenta la fase finale dell'opera e si confronta, con qualche significativa differenza, con l'elenco dei luoghi oggetto delle verifiche stilato nella fattura del Nolli.

Attraverso la fattura di Nolli all'Archivio Vaticano conosciamo i monumenti oggetto dei rilievi e delle misurazioni di controllo: il Colosseo, la tholos del Foro Boario (S. Maria del Sole); il tempio di Portuno (S. Maria Egiziana); il Teatro di Pompeo; il Mausoleo d'Augusto; il tempio di Saturno (il ‘colonato antico sotto il Campidoglio’); i resti presso S. Maria in via Lata (le ‘Septe’), il Teatro di Marcello. Quello che non si conosceva, ed è ora rivelato dai manoscritti della British School, è su quali frammenti della pianta marmorea erano stati stabiliti i confronti.

Studiando l'elenco dell'Archivio Vaticano, Michel (Reference Michel1983: 1008) si domandava come fossero potuti riuscire nell'impresa di trovare la scala di riduzione quando gli unici confronti possibili erano il Teatro di Marcello e il Teatro di Pompeo: ‘Nolli prend huit points de référence, six sont faux!’ Le carte dell'archivio Revillas restituiscono metodo, modalità del lavoro e soprattutto le fonti delle indagini sul terreno, a proposito delle quali lo studioso francese avrebbe forse aggiunto un altro punto esclamativo, perché non sono sbagliati sei confronti su otto: i riscontri conclusivi sono sbagliati tutti.

Foglio a

Nella sequenza cronologica viene prima il foglio a (Fig. 1), in latino. Corrisponde alla fase dell'organizzazione del lavoro e della ricerca, probabilmente già nel maggio 1742, e si può mettere in relazione con la voce della fattura del Nolli: ‘Per essere andato col R.mo P. Ab.e Revillas nella Libraria Vaticana à rincontrare le tavole del Bellori’. Si tratta chiaramente di una schedatura, tavola per tavola, che Nolli e Revillas misero a punto a proposito delle più promettenti identificazioni del Bellori, a volte citato anche verbatim (i passi relativi in corpo minore sotto le singole voci):

Tab. II. Ichnographiam Septizonii v. apud Panvinium de ludis circens. ad circi Maximi ichnographiam (?)

Bellori 1673: 11: ‘unde ultimum huius tabulae aedificium, triplici murorum praecinctione, Septizionium esse severianum arbitratur; cum Onophrius Panvinius non dissimile Septizonij vestigium ostendat libro de Ludis Circensibus in Circi Maximi Ichnographia.’

Tab. V Lavacrum, et templo in platea Solis

Bellori 1673: 24: ‘Rotundi ambitus vestigium porticu, columnisque circumductum aedis esse, quae adhuc stat inter ripam Tiberis, & Ecclesiam B. Virgis cognomento Cosmedin, titulo Sancti Stephani denominata, existimat Andreas Bufalinus…. Iuxta hanc aedem alterum in nostra tabula vestigium extat, quod idem Bufalinus esse autumat proximi templi Fortunae Virilis, nunc S. Mariae Aegyptiacae nuncupati.’

Tab. VII Aliud Septizonium comparas cum Panvinii ichnographia

Bellori 1673: 31:‘Alterum superius vestigium balneo imminens substructione triplici murorum…Septizonij alterius vestigium esse videntur a Severiano diversum.’

Tab. IX templi Concordiae vestigia comparas cum vestigis in foro Boario

Bellori 1673: 39: ‘Agnoscit Bufalinus in hoc vestigio Templo Concordiae in clivo Capitolino imminens Foro…’

Tab. X Septa. Exploramus vestigia sub aede Pamphiliana ex Bufalino latitudo porticus prima, viae Latae, conterminae, est palm. 26

Bellori 1673: 43: ‘Andreas Bufalinus huius aedificij reliquias agnoscit ad viam Latam in substructionibus aedium Aldobrandinarum; etenim super totidem pilis ex Tiburtino lapide aedes ipsae constructae sunt, …. Porticus sive ambitus primus viae Latae conterminus patet latitudine sua palmis 26 & coeteris amplior est quae maior latitudo etiam in nostro vestigio perspicua est; 44 : Agrippinorum septorum locum Nardinus designat inter Collegium Romanum et Capitolium, ubi et nos recognoscimus nostrum vestigium in Aldobrandinis aedibus. Opinamur tamen Saepta Iulia ab Agrippinis non fuisse diversa…’

Tab. XII Hecatonstilum – Vestigia huius (?) in Caelio amphiteatrum versus ex Bufallino

Theatrum Marcelli – V. Serlium lib. 3. De Architect.

Bellori 1673: 53: ‘Andreas Bufalinus ipsum vestigium refert ad insignes reliquias quae durant adhuc in Coelio, amphiteatrum versus…Videtur inde Hecatonstylum in Hostilium, seu Curiam Hostiliam corrupte commutatum’.

Tab. XV Theatrum Pompei ad Campum Florae. V. Buffallino

Bellori 1673: 65: ‘Theatri curva pars, spectatorumque cunei a Campo Florae tendebat se seque inclinabant a meridie viam Clauariorum versus ut & hodie in Ursinarum aedium stabulis fornicum descendentium circulariter ad orchestram, reliquiae spectantur: quas Bufalinus exhibet cum integra theatri descriptione in sua recentis urbi Ichnographia’

Tab. XVIII amphiteatrum

Tab XX Mausoleum Augusti

Foglio b

Più interessante, e molto più specifico, è il foglio b (Fig. 2). Le misurazioni verificano, come è chiaro dalle prime righe del foglio, l'attendibilità di una scala di 110 palmi per ‘la Pianta di Roma Antica scolpita in marmi che si mette nel Campidoglio. Fabriche ove corisponde la medesma’.

Di particolare importanza è la colonna di numeri romani sulla sinistra del foglio: indica il numero delle tavole del Bellori ed è dunque la chiave per comprendere quali erano i frammenti oggetto di confronti con i monumenti misurati sul terreno. I frammenti sono disegnati dunque alle tavole XVIII, V (tre diversi frammenti\monumenti), XV, IX, XII e XX e sono, come si vedrà, facilmente identificabili.

Nell'ordine:

XVIII.  Al Colisseo in una parte p.mi  27,11  22,6  26,6  conrisponde in punto

in d.to in altra parte    25.0  22.10      conrisponde in punto

Nonostante la rassicurante annotazione ‘conrisponde in punto’, i frammenti rappresentati alla tavola XVIII (Fig. 4) dell'edizione dei marmi farnesiani sono relativi alla cavea del Teatro di Marcello e non al Colosseo:Footnote 17 la comparazione era stata in sostanza compiuta sui frammenti 31 npq (un quarto, andato perduto fu inserito in copia nel rispettivo pannello).

Fig. 4. Bellori 1763, tav. XVIII.

L'identificazione con il Colosseo è data per cosa certa dal Bellori e si deve a Piranesi la corretta interpretazione dei frammenti marmorei, che rettifica una delle più bizzarre ricostruzioni del Nolli, vale a dire un teatro di Marcello delineato in forma ovale – quasi ad anfiteatro – sui lati nord e sud-est.Footnote 18 Ci si domanda se non vi sia proprio l'abbaglio della tavola belloriana dietro questa ricostruzione: vale a dire se Nolli non abbia in qualche modo riconosciuto nel modulo e nella relazione metrica del monumento lo schema di quello che si riteneva essere un anfiteatro e non lo abbia poi, con un perfetto sillogismo errato, applicato al teatro di Marcello.

V. Chiesa della Mad.na del Sole, diametro interiore p.mi 37½ conrisponde in punto

In relazione alla tavola V dell'edizione di Bellori (Fig. 5), i rilevamenti sono compiuti nell'area del Foro Boario. L'immagine dalla Pianta Grande (n. 1089; Fig. 6) restituisce con immediatezza il ‘diametro interiore’ della chiesa, corrispondente alla cella della tholos.Footnote 19 Il confronto è però con il frammento 37 a, vale a dire il tempio B dell'area sacra di Largo Argentina (Fig. 7), che nella pianta marmorea è rappresentato secondo lo schema periptero della prima fase (tra fine II e inizi I secolo a.C.).

Fig. 5. Bellori Reference Bellori1673, tav. V.

Fig. 6. G.B. Nolli, Nuova Pianta di Roma (1748). Particolare dei templi del Foro Boario.

Fig. 7. Pianta marmorea severiana, fr. 37 a (foto © Sovrintendenza Capitolina).

V. Chiesa di S.ta Maria Egizziaca, larghezza comprese le colonne

esteriori p.mi 45

Larghezza ne marmi p.mi 44 diferenza di p.mi 1

Lunghezza di detta chiesa di fuori p.mi 83

Lunghezza nei marmi p.mi 65 diferenza p.mi 18

In questo caso il confronto fu compiuto tra tempio di Portuno e tempio A di Largo Argentina,Footnote 20 seguendo ancora una volta l'interpretazione del Bellori (‘Iuxta hanc aedem alterum in nostra tabula vestigium extat, quod idem Bufalinus esse autumat proximi templi Fortunae Virilis, nunc S. Mariae Aegyptiacae nuncupati’).

L'accostamento tra un tempio pseudoperiptero tetrastilo e un periptero esastilo è singolare, essendo tanto più il primo (allora noto come Tempio della Fortuna Virile) uno dei più disegnati e studiati monumenti romani, da Palladio a Dosio a Desgodets e la cui facciata tetrastila era in ogni caso palese anche in assenza di ricostruzioni e studi architettonici.Footnote 21 Può forse avere avuto un ruolo nel confronto erroneo il numero delle colonne sui fianchi, uguali nel tempio del Foro Boario e nel frammento 37 a.Footnote 22

Colpisce soprattutto il fatto che non si tenne conto della diversa relazione tra i due templi – vicini ed allineati nella pianta marmorea – né della distanza: un mancato interesse per lo spazio vuoto, che pure è spazio in scala, che è una delle più gravi criticità della sistemazione di Palazzo Nuovo e che portò in diversi casi a tagliare le parti non incise dei frammenti, con conseguente perdita di importanti dati.

XV Teattro di Pompey larghezza de spartimenti p.mi 22

Larghezza de marmi p.mi 26 diferenza p.mi 4

L'unica identificazione corretta tra pianta marmorea e monumento reale rivela una mancata corrispondenza tra le misure. Nella pianta marmorea, la cavea del teatro in generale e l'articolazione delle spartizioni interne in particolare sono in ogni caso quasi per intero frutto di ricostruzione.Footnote 23 Le difficoltà di analisi rispetto al monumento reale, anche in possesso di basi documentarie più solide, erano state enucleate già da Colini ed uno studio più recente porta forse ad estrapolare uno dei due frammenti di cavea finora attribuito al monumento.Footnote 24 Impossibile dire in quale punto, sul terreno o nei marmi, siano stati misurati gli ‘spartimenti’.

L'analisi dei frammenti potrebbe avere avuto influenza sulla ricostruzione del teatro di Pompeo nella Pianta Grande (ma non, si direbbe, sul curioso orientamento della cavea: Ceen, Reference Ceen1990: 21; Triff, 2013: 133–145).

IX. Le sei colonne in Campo Vaccino

Schizzo misurato delle colonne tra la ‘strada che scende alla Consolazione’ e ‘parte sotto al Campidoglio’, in relazione al frammento rappresentato nella tavola IX del Bellori (Fig. 8). Il confronto con i prospetti moderni del tempio di SaturnoFootnote 25 dimostra una notevole precisione, nonostante le case e le strutture che occupavano il podio rendessero probabilmente difficile il rilevamento. Non è specificato, ma si tratta del primo confronto impossibile, essendo perduto il frammento 19 Footnote 26 che rappresentava l'angolo tra tempio di Saturno e tempio di Concordia (la localizzazione è contenuta nell'iscrizione [Conc]ordia).Footnote 27

Fig. 8. Bellori 1673, tav. IX.

XII. Palazzo Savelli teatro di Marcello non si è potuto venire in cognizione di niente per non esservi li marmi

Il riferimento è al frammento 31 lmrt con la scena del teatro di Marcello alla tavola XII del Bellori, spezzato e parzialmente disperso al momento della ricognizione dei pezzi.Footnote 28

V. Fabrica rotonda con tré scalinate nell'orto del sig.r Prp Altieri per andare à S.ta Croce in Gerusaleme non si è rincontrato per non esservi li marmi

Questo è l'unico confronto con un monumento non menzionato nel testo di Bellori. Si tratta del sepolcro monumentale sulla via Labicana e ai margini degli horti di Mecenate, noto come Casa Tonda, demolito nel corso dei lavori edilizi del quartiere Esquilino:Footnote 29 doveva essere ben presente a Nolli, che ne restituisce nella Pianta Grande la planimetria (Fig. 9).Footnote 30 La particolare articolazione delle strutture spiega il confronto con il frammento 35 m (il ‘Lavacrum’ nel foglio a; in realtà il tempio di Minerva Chalcidica del Campo Marzio),Footnote 31 elencato tra le architetture da confrontare alla tavola V del Bellori (Fig. 5).

Fig. 9. G.B. Nolli, Nuova Pianta di Roma (1748). Particolare dell'area di via Labicana.

XX. Mausoleo d'Augusto, si sono misurate le spartizioni e non si sono potute rincontrare per non esservi ne la pianta d.te spartizioni

Diametro esteriore di d.te p.mi 280

Il diametro interiore p.mi 180 da rincontrarsi nè marmi

Preso della mia pianta

Il riferimento è ai frammenti 13 c-e, g, l-n, rappresentati nella tavola XX (Fig. 10), in realtà pertinenti al Colosseo.

Fig. 10. Bellori 1673, tav. XX.

Il metodo e la scala di riduzione

Il foglio b è senza dubbio relativo alla messa in pulito di note e misurazioni fatte sul posto e costituisce la verifica di una tesi. Qui la selezione è già compiuta e l'ordine non segue le tavole belloriane ma i diversi gradi di conferma dei riscontri: calzanti in pieno le prime due voci, poi via via l'elenco delle differenze e delle verifiche impossibili, poiché i frammenti disegnati erano perduti (‘per non esservi li marmi’).

La menzione di una ‘scala di 110 palmi’ non è sufficiente per individuare il modello di concezione proporzionale, evidentemente studiato per essere applicabile sia alle dimensioni dei monumenti incisi sul marmo che alle misure reali. Si tratta chiaramente del palmo romano di architettura,Footnote 32 ma manca il primo termine della proporzione.Footnote 33 Fondamentale è piuttosto la scala grafica al principio del foglio, che costituisce la regula palmorum utilizzata per il confronto con i frammenti.

Il modulo della riduzione è ricostruibile con sicurezza per uno solo dei confronti compiuti, ma è sufficiente per constatare che – come si è detto – il rapporto corretto non fu trovato.

Si tratta della corrispondenza ‘in punto’ tra diametro della cella del tempio del Foro Boario (Chiesa della Madonna del Sole) e tempio B di Largo Argentina, come è rappresentato nella pianta marmorea.Footnote 34 Le misure sul terreno del monumento del Foro Boario prese da Nolli e dal suo assistente sono palmi 37.5 = m 8.3782. Il diametro interno del tempio B nel frammento della Forma è impossibile da valutare con precisione assoluta, per essere il cerchio non perfetto ed il marmo abraso, ma le dimensioni oscillano tra 5.5 e 5.6 cm. Nella scala grafica del foglio b cm 5.6 corrispondono esattamente al valore di palmi 37.5.Footnote 35 Ne deriva necessariamente una conversione in scala metrica di 1:149.6 circa siamo lontani dal range di tutte le ricostruzioni future, costruite – va detto – su basi comparative molto più solideFootnote 36 e con la consapevolezza che per la Forma Urbis è necessariamente applicabile il concetto di scala media.Footnote 37

È possibile, come è stato già osservato (Michel Reference Michel1983: 1010–1011), che Revillas e Nolli siano stati influenzati dai calcoli – anche questi errati – di Francesco Bianchini.Footnote 38 Nel libro postumo sul Palatino, il veronese ragiona sulla scala dei marmi e anch'egli trova corrispondenze esatte su riscontri sbagliati. Qui alle sviste consuete si aggiunge il confronto singolarissimo tra Sette Sale e Templum Pacis (colpevole la lettura cis[ternae] anziché [templum pa]cis del Bellori).Footnote 39 I rilevamenti riguardano la scala e le dimensioni degli Adonaea (fr. 46 a-d, e), ristretti per farli coincidere con il Giardino Spada, e inseriti nella fantasmagorica ricostruzione del colle.Footnote 40

Il rapporto in scala metrica implicito nei calcoli di Bianchini (1: 150.5)Footnote 41 è vicinissimo a quello sperimentato da Revillas e, anche se non vi sono indizi che il libro sul Palatino sia stato consultato o utilizzato, è possibile che il tema fosse stato in precedenza discusso tra i due studiosi?Footnote 42

L'ipotesi di scala per la sistemazione di Palazzo Nuovo venne poi affinata cercando un multiplo del piede romano che rivelasse il modulo e confermasse i calcoli. Il foglietto entro le pagine che compongono il foglio b (b1, Fig. 3) mostra che erano stati sperimentati i valori più vicini ai 110 palmi del confronto iniziale: 132 palmi, 11 once = 100 piedi romani e 105 palmi, 8 once = 80 piedi romani. Quest'ultima fu la scala grafica poi effettivamente apposta sul primo pannello dello scaloneFootnote 43 a materializzare una riduzione sbagliata.

È difficile dire se l'errore derivi solo dall'autorità di Bianchini, o se fosse piuttosto condivisa all'epoca l'idea che la pianta marmorea restituisse la rappresentazione di architetture non connesse da un tessuto comune e che in sostanza non fosse una ‘vera’ planimetria, ma qualcosa di assimilabile nell'articolazione ad un grande mosaico diviso in pannelli. Non si spiega altrimenti il disinteresse ‘metrologico’ per gli spazi non incisi e, soprattutto, la mancata attenzione all'ingombro che avrebbe avuto una pianta di città rappresentata in quelle proporzioni: una superficie di c. 375 m2, contro i già imponenti 250 m2 della grandezza effettiva, sulla parete del Foro della Pace.

A differenza di Bianchini, i cui calcoli servivano una tesi, gli sforzi di Revillas e Nolli erano finalizzati all'esecuzione di un lavoro e, nonostante il risultato, è difficile non ammirarne il metodo,Footnote 44 pragmatico e privo di preconcetti. Nella selezione ricavabile dal confronto tra i fogli a e b è possibile apprezzare le valutazioni realistiche che hanno accompagnato la scelta, per cui vengono ad esempio abbandonati due possibili ‘Settizodi’ (nessuno dei quali, naturalmente, il Settizodio) o l'improbabile ‘Hecatonstilum’ sul Celio e si scelgono piuttosto le architetture più articolate e riconoscibili insieme alle identificazioni all'epoca più accreditate.

Nelle misurazioni relative al Mausoleo di Augusto nel foglio b compare il riferimento ‘preso della mia pianta’: se è qui intesa la Pianta di Roma di Leonardo Bufalini, copiata per Revillas grazie all'interessamento di Capponi, ci troviamo a ridosso della scadenza per la sistemazione capitolina.Footnote 45 Questo spiega forse perché, nonostante fossero ben presenti i limiti della base documentaria a disposizione, cioè che ‘il libro del Bellori fatto con l'aiuto del Bufalini architetto è … più discorso Accademico, che fondato’,Footnote 46 i riscontri avvennero in ogni caso sulla vulgata che ne costituiva l'apparato critico.

Le identificazioni del ‘Bufalini architetto’ (Andrea) sono tuttavia scrupolosamente registrate nel foglio a,Footnote 47 ed è ragionevole pensare che anche di questa ichnographia si sia cercata copia.Footnote 48 L'approfondimento nella ricerca fu alla fine dunque uno solo, ma di grande valore metodologico: la Pianta di Roma dell'altro Bufalini, insieme ‘rottura ed origine’ nella storia delle rappresentazioni cartografiche di RomaFootnote 49 e che tra Forma Urbis e rilevamento nolliano rappresentava la fondamentale fase intermedia.

Il recupero della Pianta di Roma è, a posteriori, l'esito più importante dell'intera operazione, ma non si direbbe sia stata di grande utilità per il problema della riduzione in scala della pianta marmorea: era arrivata probabilmente troppo tardi, quando i tempi strettissimi imposti dall'operazione difficilmente potevano consentire una nuova analisi ed ulteriori sopralluoghi.

È possibile che nel tentativo di confronto tra frammento 35 m e sepolcro della via Labicana – la ‘Fabrica rotonda con tré scalinate’ – che testimonia quantomeno un tentativo di affrancarsi dalle interpretazioni di Bellori, si fosse cominciato a ragionare anche sulla pianta del Bufalini.Footnote 50 Nel complesso, tuttavia, la giornata passata a confrontare i dati (‘Per essere andato col R.mo P. Ab.e Revillas nella libraria di S. Agnese à rincontrare le tavole con d.a pianta’) deve essere stata priva di frutto.

I due fogli restituiscono, in conclusione, due momenti importanti del lavoro svolto e si confrontano con efficacia alla testimonianza contenuta nella nota delle fatighe del Nolli.

L'immagine complessiva è quella di un gruppo di lavoro organizzato e coeso: Nolli e il giovine provvedono ai rilevamenti; Nolli e Revillas confrontano i dati metrologici; meno definito il ruolo di Capponi, che pure approfondisce alcune ricerche (il 2 agosto 1742 controlla il codice Vaticano Latino 3439),Footnote 51 ed è presente anche, ad esempio al Colosseo, alle verifiche sul campo.

Il personaggio chiave, sia sul piano tecnico che su quello antiquario, è in ogni caso Revillas. Diversi indizi confermano il suo ragionamento scientifico su alcuni pannelli. Nel caso del progetto (novembre 1742; mai portato a conclusione) degli scavi per il cd. Circo di Adriano, il grande edificio venuto in luce a più riprese presso Castel S. Angelo (Liverani e Tomei, Reference Liverani and Tomei2005: 61–62), egli esplicitamente indica nei frammenti della Forma Urbis l'origine delle ricerche sul ‘circo’ vaticano.Footnote 52 Potrebbe essere un riferimento ad un'osservazione sorta nel corso della sistemazione dei marmi: il pannello XIX dello scalone di Palazzo Nuovo riporta la corretta sequenza di Settizodio e circo Massimo (Trendelenburg Reference Trendelenburg1872: 67), che sono invece ribaltati e privi di senso nella tavola belloriana corrispondente (Fig. 11a-b). Che vi sia stata una revisione di questo gruppo di frammenti è chiaro, ed è possibile che sia stata notata la mancata pertinenza del frammento 471 (Fig. 12) al circo Massimo, cosa che documentava di conseguenza un'altra grande struttura circiforme.Footnote 53

Fig. 11a. Bellori 1673, tav. XIX + Fig.11b: Foto Moscioni 8188 (Foto © Musei Vaticani).

Fig. 12. Pianta marmorea severiana, fr. 471 (foto © Sovrintendenza Capitolina).

Gli interventi topografici e gli accostamenti corretti che avevano suscitato l'apprezzamento di Heinrich Jordan possono forse essere attribuiti a Revillas,Footnote 54 mentre sicuramente più debole sembra fosse l'interesse di Nolli per i monumenti antichi.Footnote 55

Si direbbe anzi che l'incontro di Nolli con la Forma Urbis abbia poi condotto, nella Pianta Grande, a rappresentazioni poco attendibili proprio delle antichità oggetto di confronti e misurazioni: è il caso già citato del teatro di Marcello, ed è evidente nella rappresentazione delle ‘Septe’ lungo via del Corso. Qui al numero 852 in corrispondenza del Palazzo Pamhilj sono chiaramente rappresentati i frammenti 23 e 24 bc (il grande edificio di via Marmorata) e non le strutture effettivamente venute in luce a più riprese nell'area.Footnote 56

Tra i personaggi che ruotarono a diverso titolo attorno a questo gruppo (da Ferdinando Fuga e Pietro Forier allo ‘scarpellino’ Pietro Blasi), l'attenzione si è appuntata in particolare sul giovine assistente da quando è consolidata la sua identificazione con Giovanni Battista Piranesi.Footnote 57

Le critiche che Piranesi ebbe a fare in seguito, alla sistemazione capitolina ed allo stesso documento antico ‘opera di Professore inesperto’, non escludono necessariamente la sua partecipazione al lavoroFootnote 58 e potrebbero forse essere attribuite alla frustrazione di aver seduto a un tavolo al quale, per età e autorevolezza, aveva probabilmente avuto poca voce in capitolo. Le numerose corrette revisioniFootnote 59 rivelano una conoscenza materiale ed una familiarità concreta con la pianta marmorea tale da rendere l'identificazione estremamente plausibile.

Con Piranesi iniziano di fatto gli studi moderni sulla Forma Urbis e a lui dobbiamo, tra le altre cose, anche la memoria visiva dell'iscrizione relativa alla scala collocata in corrispondenza del primo pannello dello scalone di Palazzo Nuovo: Fragmenta ichnographiae antiquae Romae / prioribus XX tabulis comprehensa / eo sunt ordine quo a Bellorio edita / suppletis atq. Asterisco notatis /quae postea intercidere / Reliquae tabulae VI alia exhibent hactenus inedita / tabulae I adiecta est compendiaria pedum antiq rom LXXX mensura ex eorundem fragmentorum collatione / cum veteribus aedificiis deprompta. Footnote 60

La formulazione del testo non fu affare da poco. Revillas non era soddisfatto delle prime bozze, come si evince dallo scambio con Capponi,Footnote 61 in particolare ‘gli ultimi tre versi non esprimono ciò che dee darsi in ordine alla scala delle misure’ (15 agosto 1742) e, qualche giorno più tardi (26 agosto), insiste perché venga ricordato che ‘essendosi cavata questa Scala dal confronto de’ Marmi con molte delle Fabbriche da essi rappresentate, e tuttavia esistenti; pare necessario che nell'iscriz.e ciò venga accennato’.

Fin dal primo momento non sono mancate critiche e osservazioni su una sistemazione che pure ha alimentato lo studio e la fascinazione per il documento. Del risultato finale delle fatighe di Nolli e compagni rimane testimonianza visiva nelle foto del Fondo MoscioniFootnote 62 e bisogna ammettere che è testimonianza di un insuccesso. Il risultato rivela tutte le difficoltà di ‘materializzare’ delle tavole con disegni privi di scala, cosa che rendeva necessario enfatizzare oltre misura alcune copie di frammenti perduti per motivi compositivi o viceversa tagliare sezioni dei frammenti marmorei per contenerli nel quadro. Sono innegabili e note le sviste, le goffaggini, le copie inutili di frammenti conservati ma non riconosciuti, i danni compiuti. Il calcolo del rapporto di rappresentazione della scala è rimasto fino ad oggi l'unico successo limpido dell'operazione.

Occorre riconoscere invece che le critiche fatte da PiranesiFootnote 63 anche riguardo la riduzione in scala sono ingenerose e vaghe, ma corrette. Altrettanto può dirsi delle verbose obiezioni, pure fondate su conoscenze imperfette, che Charles-Marie De la Condamine fece al sieur Nolli nel 1775.Footnote 64

Revillas in quell'anno non era più in vita: rimangono i suoi appunti nella British School a testimoniare che anche il calcolo della scala fu un obiettivo mancato. I tempi a disposizione, la scarsa conoscenza del documento, la debolezza oggettiva delle basi documentarie e – forse – la fiducia eccessiva nell'autorità di Bianchini furono ingredienti di un inevitabile insuccesso: ma bisogna dire che fu un insuccesso di grande ingegno.

APPENDICE. ARCHIVIO SEGRETO VATICANO, SACRO PALAZZO APOSTOLICO, COMPUTISTERIA, VOL. 230, N.66

Nota delle fatighe fatte e tempo impiegato dal geometra Gio B.a Nolli nell'unione de’ marmi della pianta antica di Roma donata al Museo Capitolino dalla Santità di N.S. Benedetto Papa XIV felicem.teregnante e posta in opera nel scalone del Campidoglio per ordine dell'Ill.mo Sigre March.e Capponi Presidente del sudetto.

Per aver impiegati sei giorni nelle stanze del Palazzo a Monte Cavallo à confrontare, e ritrovare li pezzi de’ marmi per venire in cognizione della loro unione 9,90

Per aver fatto il disegno della prima Tavola del Bellori ridotta dal piccolo in grande nella proporz.e de marmi 12,17

Per esser andato due giorni in più volte col giovine à riconoscere alcune misure nel Coloseo per poterne formare la scala alla presenza dell'Ill.mo Sig.re March.e Capponi 4,30

Per aver impiegati due giorni col giovine à contrasegnare le venti tavole per li pezzi che mancavano 4,30

Per aver fatto il disegno della tavola XIV ridotta dal piccolo in grande nella proporz.e che dovea essere in opera e fatto portare in Campidoglio acciò fosse veduto da N.S. 12,18

Per aver fatti li disegni di N° 82 pezzi mancanti nelle tavole e questi ridotti dal piccolo in grande con avere dilucidato le unioni de’ marmi à Monte Cavallo e fatti li cartoni, quali furono consegnati allo scarpellino per supplire i marmi, e per detti cartoni s’è impiegato un mese, e giorni venti di tempo col giovine 107,50

Per esser andato col giovine à S. Maria del Sole, ed à S. Maria Egiziana à misurare le sud.e chiese per confrontare la scala 3,00

Per esser andato col giovine al Palazzo dell'Ecc.mo Prencipe Pio in Campo di Fiori à misurare le vestigia dell'antico teatro di Pompeo per rincontrare la med.a scala 3,00

Per esser andato col giovine in Campo Marzo à misurare l'antico Mausoleo d'Augusto nel Palazzo del Sig.re March.e Corea, ed il colonato antico sotto il Campidoglio per rincontrare la sud. a scala 3,00

Per esser andato col giovine tre giorni à rincontrare la fabbrica delle Septe antiche nel Palazzo del Ecc.mo Prencipe Pamfili 6,75

Per essere andato col giovine à riconoscere, e rincontrare le vestigia dell'antico Teatro di Marcello per rincontrare la scala 3,00

Per essere andato col R.mo P. Ab.e Revillas nella Libraria Vaticana à rincontrare le tavole del Bellori 1,60

Per aver fatta diligenza per quattro giorni continui à cercare la pianta del Buffalini, e ritrovata nella Libraria di S. Agnese 6,60

Per essere andato col R.mo P. Ab.e Revillas nella libraria di S. Agnese à rincontrare le tavole con d.a pianta 1,65

Per essere andato due volte al Campidoglio col Sig.re Cavaglier Fuga per la disposizione delle sudette tavole 1,65

Per aver disegnato in grande le d.e tavole in una facciata dello scalone del Campidoglio a due idee accio fosse veduta la disposizione delle medeme dall'Il.mo Sig.re March.e Capponi per averne la sua approvazione, e del Sig.re Cavaglier Fuga 3,00

Per una giornata in Campidoglio col giovine impiegata in comporre di nuovo le sei tavole del residuo de pezzi non conosciuti dal Bellori 2,15

Spesi in carta imperiale, ed altra per dilucidare li sopradetti pezzi per le tavole 2,15

187,95

Le Sudd.e utili e necessarie fatighe fatte sono state considerate e concordemente saldate in scudi cento 100,00

A. G. Capponi Presid.e

D. Civitella M. di Casa

Mons.e Tes.re

II Comp.a spedisca il m.o a fav.e di Gio. Batta Nolli Geometra di scudi cento m. per saldo del p.nte conto delle fatiche fatte, e tempo impiegato nell'unione de’ marmi della pianta antica di Roma, posta in opera nello scalone del Museo capitolino d'ordine di Sua Snta, e distint.e da d. cont. aggiust. cosi d'accordo al quale &c Di Pal.o li 22 marzo 1743.

G. Colonna Mag.o

Footnotes

1 Il riferimento ai numeri ed alle lettere dei frammenti della Forma Urbis segue la consuetudine di Pianta marmorea Reference Carettoni, Colini, Cozza and Gatti1960, per cui sono indicati in corsivo numeri e lettere relativi a frammenti perduti.  I documenti di Revillas sono oggi dispersi in fondi diversi: fondamentale la ricognizione in Bevilacqua Reference Bevilacqua1998: 31, n. 24, anche riguardo la collocazione dei carteggi con diversi personaggi, nota biografica e attività archeologica e antiquaria dell'abate di S. Alessio. Di interesse archeologico risulta il nucleo di manoscritti, già proprietà di Costantino Corvisieri ora alla Staatsbibliothek di Berlino (Ms. lat. fol. 61l), che non ho avuto modo di consultare.

I fogli dell'archivio Revillas alla British School sono una novità (breve cenno in Bevilacqua Reference Bevilacqua1998: 46, n. 17), mentre il resto della ricerca archivistica nelle pagine che seguono si appoggia a quelle di Antonio Maria Colini (Pianta Marmorea Reference Carettoni, Colini, Cozza and Gatti1960), Olivier Michel (Reference Michel1983), Mario Bevilacqua (Reference Bevilacqua1998), Michele Franceschini e Valerio Vernesi (Reference Franceschini and Vernesi2005).

2 Sul fondo della British School: Pedley Reference Pedley1991: 319–324. Sulla figura di Revillas nel panorama scientifico e antiquario dell'epoca: Sponberg-Pedley Reference Sponberg-Pedley2004: 37–47.

4 Sulla figura di Capponi, Franceschini e Vernesi Reference Franceschini and Vernesi2005: 20–23, 25 nota 1.

5 Dal diario Statue di Campidoglio, 8 maggio 1742: Franceschini e Vernesi Reference Franceschini and Vernesi2005: 110. Cf. Michel Reference Michel1983: 999–1000; Bevilacqua 1998: 186.

6 Una collaborazione (o in ogni caso una relazione) recente tra Capponi e Revillas è testimoniata dallo studio sul piede romano presentato da Revillas all'Accademia di Cortona proprio in quel periodo (Revillas Reference Revillas1741), con analisi delle testimonianze capitoline, tra le quali il lapis Capponianus (Franceschini e Vernesi Reference Franceschini and Vernesi2005: 120–121; Ghisellini Reference Ghisellini, La Rocca and Parisi Presicce2010: 324).

7 Lettera di Revillas a Capponi, 1 aprile 1742 (Biblioteca Apostolica Vaticana, Cappon. 281/2, c. 338 v: trascrizione in Pianta marmorea Reference Carettoni, Colini, Cozza and Gatti1960: 33): ‘…chi scrive non dispera di ritrovare la scala con cui detti marmi sono stati incisi’.

8 In quel periodo, come è noto, impegnatissimo nel lavoro preparatorio per la Pianta Grande; cfr. Bevilacqua Reference Bevilacqua1998.

9 Bevilacqua Reference Bevilacqua1998: 150; Reference Bevilacqua2004: 86; vedi anche più avanti nel testo.

10 Michel Reference Michel1983: 1017–19; Arata Reference Arata2013: 145–146; il documento è brevemente citato già in Faccioli Reference Faccioli1966. In appendice, per comodità, la trascrizione.

11 8 maggio e 12 novembre 1742 (Franceschini e Vernesi Reference Franceschini and Vernesi2005: 111–112). Cfr. Michel Reference Michel1983: 999–1000; Bevilacqua Reference Bevilacqua1998: 186.

12 Lettere di Revillas a Capponi, 1 aprile 1742; 26 agosto 1742 (Biblioteca Apostolica Vaticana, Cappon. 281/2,c. 338v e 352, trascrizione in Pianta marmorea Reference Carettoni, Colini, Cozza and Gatti1960: 33–34), analizzate anche in Michel Reference Michel1983: 1006; Bevilacqua Reference Bevilacqua1998: 150.

13 La scala grafica inserita nel primo dei pannelli di Palazzo Nuovo andò perduta durante lo smontaggio dei riquadri, nel 1903. Indicava una riduzione di 80 piedi romani (m 23,45) che anche in assenza del modulo di riduzione era sembrata promettente (ad es.: Michel Reference Michel1983: 1009).

14 BSR, Archivio Revillas, Busta F, 81. Pedley Reference Pedley1991: 321.

15 Non saprei dire se di mano di Costantino Corvisieri, precedente proprietario delle carte: Pedley, Reference Pedley1991: 319.

16 Una differenza in alcune caratteristiche si riscontra, forse, nel foglio b1 (ad es., nella diversa resa della pi maiuscola), che potrebbe essere di altra mano (Nolli?).

17 Impossibile stabilire in quale punto dell'anfiteatro siano stati compiuti i rilievi e difficilissimo capire in quale punto dei frammenti siano state prese le misure di riscontro (potrebbe essere la parte longitudinale dei cunei nel frammento 31 q).

18 Bellori Reference Bellori1673: 77. Sul teatro di Marcello in Piranesi: Ceen Reference Ceen1990: 19; Bevilacqua Reference Bevilacqua1998: 73.

19 Diametro interno del tempio del Foro Boario: m 8.53: al netto, evidentemente, di strutture murarie pertinenti alla chiesa (Rakob e Heilmeyer Reference Rakob and Heilmeyer1973: tavola allegata 1).

20 Con il tempio A è la relazione proporzionale secondo il modulo di cui si parlerà più avanti nel testo. Un controllo sul tempio del fr. 238 (nella stessa tavola V), in ogni caso troppo frammentario nei lati lunghi per una ricostruzione attendibile, esclude che sia stato preso in considerazione questo tempio per la comparazione.

21 Adam Reference Adam1994, per le diverse ricostruzioni, planimetrie e vedute.

22 Ma differente nella realtà: il tempio A di Largo Argentina ha 9 colonne.

23 Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. Lat. 3439, fol. 23 r. Pianta marmorea Reference Carettoni, Colini, Cozza and Gatti1960: 49, n. 3, tav. XIV (G. Carettoni). Analisi comparata tra disegno e resti archeologici: Monterroso Checa Reference Monterroso Checa2007: 131.

24 Pianta Marmorea Reference Carettoni, Colini, Cozza and Gatti1960: 104 (A.M. Colini); Monterroso Checa 2007 e Reference Monterroso Checa and Bernard2014.

25 Pensabene Reference Pensabene1984. I disegni sono di G. Foglia e G. Ioppolo.

26 Il disegno alla tavola IX deriva da quello del Codice Vaticano Latino 3439, fol. 14r.

27 Una lettura diversa, ma isolata, in Richardson Reference Richardson1980: 51–62.

28 Francesco Bianchini (Reference Bianchini1738: 146) cita tavola belloriana e frammento in un contesto su cui si tornerà più avanti, ma non è chiaro in questo caso se avesse visto il frammento dal vero.

29 Asor Rosa et al. Reference Asor Rosa and Jolivet2009: 69–79. L'identificazione corrente con il sepolcro di Mecenate è fortemente ipotetica, anche se le dimensioni stesse del monumento funerario indicano una committenza di primissimo piano (Coarelli Reference Coarelli1999: 293).

30 Così la descrizione di Mariani (De Rossi Reference De Rossi1884: 28): ‘Nell'orto dell'eccellentissimo sig.r principe Altieri si vede un'antichità di figura circolare di tufi tutta lacera, e scorticata al di fuori dove si vedono alcuni vuoti irregolari, che pare formino archi, ed un piccolo tondo con cortina di mattoni, ed in due luoghi, cioè uno al pian terreno sotto il piccolo tondo si vede un gran pezzo di pessimo travertino, ed un altro più alto, ambidue informi; dentro al cortile poi dove è al presente la casa per l'ortolano fabbricata con muri moderni dentro l'antico perlocchè le stanze sono semicircolari, e triangolate per averle ricavate dentro detto tondo antico, dentro al quale sono altri tre semitondi che congiungendosi colli muri del tondo grande formano tre ovati acuti’.

31 Pianta Marmorea Reference Carettoni, Colini, Cozza and Gatti1960: 97–101 (G. Gatti).

32 m 0.2234218219 (corrispondenza determinata dalla Commissione Romana delle Misure e dei Pesi: Calindri Reference Calindri1829: 547; Scavizzi Reference Scavizzi1983: 12), lo stesso della Pianta Grande. Le misurazioni sui monumenti reali, in particolare gli intercolumni del tempio di Saturno, conferma che questo fu il parametro utilizzato.

33 Allo stesso modo, pure in presenza di numerosissimi comparanda, l'esatta conversione metrica della ‘scala di 1000 palmi’ della Pianta Grande (approssimativamente 1: 2910: Ceen Reference Ceen1984, Lelo e Travaglini Reference Lelo and Travaglini2013: 180) è stata oggetto di interpretazioni con variazioni anche notevoli (Bevilacqua Reference Bevilacqua1998: 81, n. 26).

34 Che è cosa diversa dal monumento reale: sugli anacronismi nella Forma Urbis, ed in particolare su questa lastra e questi monumenti: Muzzioli Reference Muzzioli, Coates Stephens and Cozza2014: 114.

35 Con un conseguente possibile rapporto di 4 minuti : 10 palmi? Da notare che sulla scala grafica il frazionamento è su base decimale.

36 Elenco in Pianta Marmorea 1960: 96 (G. Gatti): Canina: 1:250; Jordan: 1:300; Lanciani: 1:250; Boni: 1:240. Più di recente 1:250 (Lugli Reference Lugli1992: 19–31). La relazione con gli altri frammenti di piante marmoree, in primo luogo quella di via Anicia, fanno propendere per una scala 1:240 su base dodicesimale per il rilevamento originario a cui la Forma Urbis ha attinto, presentando poi variazioni anche notevoli: Castagnoli Reference Castagnoli1985: 206; Rodríguez Almeida 2002: 44. Da ultimo sulla questione: Sasso D'Elia Reference Sasso D'Elia2016.

37 Ironicamente, nell'area circostante Largo Argentina e negli stessi templi i valori dimensionali nella Forma Urbis oscillano tra 1:280 a 1:306 (Vendittelli Reference Vendittelli2008: 191–96), mentre i due monumenti reali (tholos del Foro Boario e tempio B originario) presentano notevoli analogie dimensionali e metrologiche (Stamper Reference Stamper2005: 68–70). Sul tempio B da ultimo: Caprioli Reference Caprioli, La Rocca and D'Alessio2011: 89–107.

38 Sulla figura di Bianchini si vedano i saggi raccolti in Sölch Reference Sölch2007; il suo contributo allo studio della Forma Urbis attende ancora un'analisi complessiva. In Piastra Reference Piastra1996 sono pubblicati tre disegni conservati alla Biblioteca Capitolare di Verona. Questi testimoniano un interessamento alla questione epigrafica, ed è verosimile fossero preliminari a tentativi di identificazione e ricomposizione dei frammenti.

39 Bianchini Reference Bianchini1738: 145–46. Per la conferma delle proporzioni del monumento: Sette Sale / Templum Pacis (Bellori Reference Bellori1673: 73 al commento della tavola XVII); confronto con la scena del teatro di Marcello alla tavola XII (il riferimento testuale del confronto è alla pianta del Serlio e non al frammento, sicché è possibile che questo fosse in realtà già perduto); con il Colosseo (vale a dire, come abbiamo visto, con la cavea del teatro di Marcello).

40 Sull'ultimo Bianchini, sedotto dalla suggestione delle grandi ricostruzioni: Millon Reference Millon, Scott and Reynolds Scott1993: 489–94.

Per gli Adonaea è stata di recente riproposta nuovamente una collocazione sul Palatino, nell'area di Vigna Barberini (Coarelli Reference Coarelli2009: 90–92 e Reference Coarelli and Steinby2012: 515–26, con ulteriore bibliografia), che sembra incompatibile con l'accostamento di frammenti in Cozza Reference Cozza1990: 233–36.

41 L'ipotesi Bianchini sugli Adonaea è che misurassero 200 x 250 piedi romani: i punti di riferimento sono indicati nella pianta con lettere greche che non sempre coincidono con quelle citate nel testo, ma è inequivocabile il riferimento all'elemento centrale del complesso (Bianchini 1736: 146: ο-π nella pianta): 100 piedi romani per Bianchini (m 29.5) e cm 19.6 nella Forma Urbis. Il valore di 29.5 del piede romano è il più vicino al piede veronese poi parte della collezione Muselli (Revillas Reference Revillas1741).

42 Rapporti epistolari tra Bianchini e Revillas: Bevilacqua Reference Bevilacqua1998: 19 e 32, n. 25.

43 Verosimilmente ridotta di un terzo: la larghezza dei pannelli (Jordan Reference Jordan1874: 4) era di m 1.15.

44 Si vedano anche le osservazioni Manacorda Reference Manacorda, Travaglini and Lelo2013: 99, a proposito del metodo sperimentale.

45 Il 13 luglio 1742 si conclude la ricerca della pianta del Bufalini (‘monsignor Maggiordomo…fecemi dire che potevo mandare ad osservare la stampa di Roma del Bufalini… alla libreria di S. Agnese’ (Franceschini e Vernesi Reference Franceschini and Vernesi2005: 111). È verosimile che uno schizzo misurato dei monumenti più promettenti sia stato fatto in questa occasione. Il permesso ufficiale di farne copia è menzionato per il 28 settembre (ibid.: 112), dopo la sistemazione dei marmi.

46 Franceschini e Vernesi Reference Franceschini and Vernesi2005: 111.

47 A partire dal promettente dato dimensionale relativo alle ‘Septe’ (‘ex Bufalino latitudo porticus prima, viae Latae, contermina est palm. 26’), che non sarà poi neanche preso in considerazione nel foglio b.

48 Su Andrea Bufalini, con bibliografia precedente, Muzzioli Reference Muzzioli, Borea, Gasparri and Arcangeli2000. Il passo relativo alle ‘Septe’ è l'unico elemento concreto della effettiva stesura di una ichnographia da parte dell'architetto di Bellori.

49 L'espressione è di J.-M. Besse e P. Dubourg Glatigny (Reference Besse, Dubourg Glatigny and Romano2009: 369). Sulla pianta del Bufalini cf. la sintesi recente di Maier Reference Maier2007: 1–23.

50 Nella pianta del Bufalini è rappresentato il basamento quadrato del sepolcro (c. m 25).

51 Franceschini e Vernesi Reference Franceschini and Vernesi2005: 111; Bevilacqua Reference Bevilacqua1998: 186.

52 Relazione pubblicata da Luigi Canina (Reference Canina1840): 25: ‘…i celebri frammenti …suggerirono l'idea di scoprire un antico circo’ e ancora ‘non dirò delle riflessioni che su questo particolare io ebbi l'onore di esporle in Campidoglio stesso quando vi si portò per vedervi i predetti marmi già nel loro sito collocati…’.

53 Questo non impedì di resecare una parte della sezione non incisa per inserire il frammento nella cornice del pannello. Più di recente il frammento 471 è stato collegato alla naumachia Augusti: Taylor Reference Taylor1997.

54 Jordan Reference Jordan1867: 4 (vocabo hominem satis peritum diorthota Capitolinum) e 1874: 59. Sugli aspetti scientifici della sistemazione rimando anche alle considerazioni in de Caprariis Reference de Caprariis2016.

55 In questo senso anche Manacorda Reference Manacorda, Travaglini and Lelo2013: 99.

56 La suggestione grafica della pianta nolliana contribuì alla fortuna di questo abbaglio, e incardinò i Saepta in quella posizione, fino agli anni ’30 del Novecento (Gatti Reference Gatti1934). Sull'identificazione delle strutture di S. Maria in via Lata: Laurenti Reference Laurenti1992: 163–166 anche per la storia degli scavi e degli studi.

57 Con ampia bibliografia e storia della questione: Bevilacqua 1988 e Reference Bevilacqua, Bevilacqua, Hyde Minor and Barry2006.

58 Così Ceen Reference Ceen1990: 17.

59 Recente analisi in Gasparri Reference Gasparri and Mariani2014: 3.

60 Forcella Reference Forcella1869, n. 244.

61 Biblioteca Apostolica Vaticana, Cappon. 281/2, c. 352: trascrizione in Pianta Marmorea Reference Carettoni, Colini, Cozza and Gatti1960: 34 (A.M. Colini).

62 Fototeca dei Musei Vaticani, Fondo Moscioni (Catalogo delle fotografie esistenti nello stabilimento fotografico artistico commerciale di Romualdo Moscioni fondato fin dall'anno 1868, Roma 18932).

63 Alla tavola II delle Antichità Romane: ‘…evvi… affissa una Scala geometrica moderna di piedi 80 Romani antichi, la quale io considero affatto inutile per misurare que’ Monum.ti a riguardo de’ sopraccennati difetti, siccome ognuno a suo talento può misurare gli Avanzi, che ancora esistono del Portico d'Ottavia, del Teatro di Marcello, e d'altre Fabbriche antiche, e confrontandoli colle Piante in questi Framm.ti segnate, ne può fare chiaram.te la prova’.

64 De La Condemine Reference de La Condamine1763: 49: ‘I learned from his own mouth what means he made use of for forming this scale, and I perceived on a new examination the little dependence that was to be made on the conjectures by which he had been determined and convinced him of it. …The scale equals to 6 inches and near two lines of our foot… whence it would follow that the whole plan, of which they have collected only some fragments, would be nearly a hundred feet diameter, Paris measure, which is impossible, seeing that the total diameter of the temple of which this plan formed the pavement, and which I measured myself is but forty-four feet eight inches…’.

Per lo scienziato francese la questione, esposta anche all'Academie des Sciences (Extrait des Mémoires de l'année 1757, in Journal œconomique; ou, Mémoires, notes et avis sur l'agriculture, les arts, le commerce, & tout ce qui peut avoir rapport à la santé, ainsi qu à la conservation & à l'augmentation des biens des familles, novembre 1763: 486) era soprattutto relativa alle scarse possibilità di stabilire con esattezza la misura del piede romano nel quadro del progetto d'una misura universale: Montègre Reference Montègre and Romano2009.

References

ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE

Pianta Marmorea 1960: Carettoni, G., Colini, A.M., Cozza, L., Gatti, G., La pianta marmorea di Roma antica. Forma Urbis Romae, I-II, RomaGoogle Scholar

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Figure 0

Fig. 1. British School at Rome Library, Archivio Revillas, busta 81: foglio a.

Figure 1

Fig. 2. British School at Rome Library, Archivio Revillas, busta 81: foglio b.

Figure 2

Fig. 3. British School at Rome Library, Archivio Revillas, busta 81: foglio b1.

Figure 3

Fig. 4. Bellori 1763, tav. XVIII.

Figure 4

Fig. 5. Bellori 1673, tav. V.

Figure 5

Fig. 6. G.B. Nolli, Nuova Pianta di Roma (1748). Particolare dei templi del Foro Boario.

Figure 6

Fig. 7. Pianta marmorea severiana, fr. 37 a (foto © Sovrintendenza Capitolina).

Figure 7

Fig. 8. Bellori 1673, tav. IX.

Figure 8

Fig. 9. G.B. Nolli, Nuova Pianta di Roma (1748). Particolare dell'area di via Labicana.

Figure 9

Fig. 10. Bellori 1673, tav. XX.

Figure 10

Fig. 11a. Bellori 1673, tav. XIX + Fig.11b: Foto Moscioni 8188 (Foto © Musei Vaticani).

Figure 11

Fig. 12. Pianta marmorea severiana, fr. 471 (foto © Sovrintendenza Capitolina).